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Servirà un Presidio per difendere lo Scotch Whisky? /7

Scritto da Claudio Riva il 12/12/2010

Non è solo questione di multinazionali che vogliono svuotare di contenuti l'industria del whisky per riempirsi il portafoglio. Vogliamo anche chiederci in che direzione stia andando il gusto dello Scotch Whisky.


Abbiamo recentemente già parlato dell'esistenza di troppi finish, un modo facile e veloce per "correggere" il gusto dei whisky. In questo articolo non vogliamo parlare di questo ma della tendenza del gusto del whisky base.

Quando mi viene chiesto "quale è la differenza tra il Bourbon e lo Scotch", in genere rispondo che - dimenticandoci della differenza delle materie prime e del processo produttivo - il Bourbon tende ad essere più dolce rispetto allo Scotch. Lo stesso vale per gli Whisky Giapponesi, più dolci rispetto a quelli Scozzesi. Perchè accade ciò? Perchè gli Americani ed i Giapponesi non producono un whisky un po' più duro? La risposta è molto semplice, non è una 'incapacità produttiva' ma una richiesta del loro mercato interno. L'Americano (e così il Giapponese) è abituato ad un gusto più morbido, meno aggressivo, meno naturale ma più 'forzato'.

Questo vale non solo per i whisky ma anche per i vini (con un uso smodato della barrique), per le bevanda analcoliche (le varie Cole & c.), per i dessert (alcuni stucchevoli già alla vista) e per i piatti di carne (con l'aggiunta di frutta come il maiale con le mele), ecc. Il consumatore Europeo è invece legato ad un gusto meno intenso, più bilanciato e naturale. O per lo meno lo era, visto che le cose stanno cambiando anche qui da noi.


Un whisky esagerato o una spremuta di frutta con alcool?

Limitandoci agli Scotch, assaggiando molti tra gli imbottigliamenti rilasciati negli ultimi 10 anni, non si può non evidenziare un ingentilimento del dram, in alcuni casi davvero eccessivo. Il risultato è la presenza di alcune espressioni davvero stucchevoli, con un gusto 'finto', 'artificiale'. Normalmente lo strumento utilizzato per perseguire questo obbiettivo è quella che viene chiamata botte new oak (botte nuova di rovere), una botte vergine - magari tostata e non carbonizzata - che è in grado di cedere velocemente molta più vanillina. Ma anche le botti normali - quelle che hanno già fatto un ciclo di Bourbon o di Sherry - sono oggi più dolci grazie all'uso massiccio di una selezionata varietà di quercia bianca Americana.

Figli di questa tendenza sono per esempio il Glenfiddich Rich Oak, molti Balvenie (sicuramente il 17 anni New Oak), e molte altre espressioni dal Sud al Nord della Scozia. Ma anche altri dram insospettabili come l'Ardbeg Corryvreckan (che usa botti nuove tostate come le barrique e non carbonizzate), e Laphroaig (l'uso del Quarter Cask ne è la massima espressione).

Chi come il sottoscritto si è appassionato di whisky in anni diversi, ha imparato che lo Scotch doveva essere prodotto con botti che in precedenza avessero contenuto un vino o un distillato. In realtà questa non è una legge del disciplinare, non è scritta da nessuna parte anche se era una regola applicata da tutte le distillerie. Evidentemente oggi è una regola dimenticata da sempre più distillery manager e master blender.

La produzione di 'dram dolci' per il mercato Americano o Giapponese non sarebbe niente di male. Ma se questo poi dovesse portare alla scomparsa del vero Scotch, allora ci sarebbe probabilmente qualche problema e molti appassionati non sarebbero disposti ad accettare questo 'sacrificio'.

Sinceramente iniziamo a stancarci di assaggiare dram che battano nuovi record: il più torbato, il più dolce, il più alcolico, ecc. come molti dram presenti nella nostra recente degustazione. E non siamo i soli a sostenere questa lotta. Marcel van Gils per esempio, il maggiore collezionista mondiale di Laphroaig ed autore del libro "The legend of Laphroaig", da anni sostiene che l'attuale Laphroaig sia mediamente troppo dolce e torbato e che poco abbia a che fare con la tradizione. Quando lo incontro in giro per l'Europa non manca mai di estrarre un flacone dalla tasca con un qualche Laphroaig di 20-30 anni fa. Vi giuro che l'esperienza è decisamente diversa, questo è un dram meno sfacciato, più intimo. Ma per un consumatore 'moderno' questo dram potrebbe essere interpretato come slavato, povero, uno scarso blended di altri tempi.

Siccome non vogliamo fermarci alle parole, abbiamo deciso di organizzare una Burns Night a Cantù (Venerdì 28 Gennaio 2011) in cui proporremo in degustazione alcuni malti (blended e single) che erano disponibili in Italia negli anni '80. Seguiranno dettagli, per il momento iniziate a segnarvi la data in agenda.


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