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I distillati di cereali (Master Distillati Slow Food)

Written by Claudio on 10/01/2010

La seconda serata del master dei distillati Slow Food, che si sta svolgendo a Biassono, ha trattato i distillati di cereali. In evidenza lo Scotch Whisky e lì, in prima fila, il nostro Laphroaig.



Michele Di Carlo, docente Slow Food
Come già anticipato, la condotta Slow Food di Monza Brianza ha organizzato il Master sui distillati. Durante la prima lezione abbiamo approfondito e degustato i distillati di vino, con il principe Cognac in bella vista.

La seconda serata ha affrontato i distillati di cereali: vodka, gin e whisky. Vodka e gin sono molto particolari, perché a differenza del whisky sono distillati praticamente come alcool puro (normalmente sopra il 95% ABV). La vodka, diffusa prevalentemente nei paesi dell'Est Europa, viene poi imbottigliata tra il 37,5 e il 60% ABV. Talvolta viene distillata anche partendo da materie prime più povere, come le patate, tradizione ereditata dai periodi di carestia, durante i quali il grano serviva obbligatoriamente per alimentare la popolazione. Il suo successo deriva dalla sua capacità di ripulire la bocca da pietanze molto grasse senza rovinarne il gusto, visto che l'alcool puro è praticamente neutro.

Il gin è un distillato di origine Olandese ma diffusosi prevalentemente nel mondo Britannico e nelle sue colonie. Come la vodka è un distillato puro di cereali (normalmente sopra il 96% ABV), che viene poi aromatizzato con una miscela di erbe, frutti e spezie, dove il ginepro è l'aroma che caratterizza maggiormente il gusto. E' alla base di tanti diffusi cocktail, motivo che ne ha decretato il successo e la diffusione a livello mondiale. Abbiamo degustato un London Dry Gin.

Siamo quindi passati al meraviglioso mondo dei whisky. Il docente, Michele di Carlo, ha ripercorso la storia del nostro distillato, giustificando il successo dello Scotch Whisky prevalentemente per la capacità Scozzese di fare gruppo e di avere un disciplinare già da metà del 1800. Ci ha ricordato che il whisky è nato in Irlanda ed in Scozia, da qui è stato esportato nelle nuove Americhe (Stati Uniti e Canada) ed infine in Giappone, che attualmente sono i principali produttori mondiali di Single Malt.

Tra i whisky abbiamo assaggiato:

  • Jameson, N.D., 40% (Blended Irish Whiskey)
  • Amberleen, N.D., 40% (Blended Canadian Whisky)
  • J&B, 40% (Blended Scotch Whisky)
  • Laphroaig 10 anni, 40% (Single Malt Scotch Whisky)
  • Macallan "Fine Oak" 12 anni, 40% (Single Malt Scotch Whisky)

Michele di Carlo ha dato una impostazione molto interessante al Master, in perfetto stile Slow Food. Ogni lezione non si limita alla descrizione tecnica e storica dei distillati analizzati, cosa che si può facilmente trovare su qualsiasi testo o su Internet, ma vuole principalmente educarci ad una corretta tecnica di degustazione. Mentre nel mondo del vino - per quanto ci siano troppi "stregoni" in circolazione - la tecnica di degustazione è abbastanza consolidata, il mondo dei distillati ha visto come vincente l'immagine del prodotto - spesso imposta da abili campagne di marketing di gigantesche multinazionali. Ci si trova sempre più frequentemente a decantare le doti di un famoso distillato più per la forma della bottiglia che non per il suo contenuto. Si è così arrivati all'assurdo di avere vodke vendute a prezzi superiori ai 100€, quando in realtà il contenuto è identico a quello di vodke di pochi Euro, spesso distillato dalla stessa distilleria, con le stesse materie prime e la stessa tecnica. Cambia solo il contenitore...

Michele di Carlo sta quindi sviluppando con Slow Food una tecnica di degustazione dei distillati che consenta al consumatore di diventare consapevole e quindi di saper discernere tra un distillato buono, uno ottimo, uno scarso ed uno con evidenti difetti. Questa metodologia è attualmente oggetto di tesi di uno studente dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, una tra le espressioni più preziose tra le attività Slow Food.

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